domenica 20 gennaio 2008

The freak show. IL CACCIATORE DI TESTE


No, questo film non è Le Couperet di Costa-Gavras e non è nemmeno il The Borrower di John “Pioggia di Sangue” McNaughton, ma uno delle migliaia di b-movies prodotti nel mare magnum dell’home video anni ’80, ai tempi d’oro del VHS; un fenomeno che si sta ripetendo in questi anni con il DVD, anche se con un sapore completamente diverso e, diciamolo, meno intrigante (sarà il fascino del vintage o il fatto che quelli odierni sono sottoprodotti di sottoprodotti).
Il Cacciatore di Teste (A.D. 1988 – visto censura italiano n. 85613 del 23/4/90) è il secondo film di Frank Schaeffer, figlio di un evangelista americano (Francis Schaeffer) e con un passato nei documentari che con il cinema di fiction ha avuto una sveltina di quattro pellicole low-budget prima di darsi alla parola stampata come saggista, romanziere e giornalista.
Girato in Sud-Africa per questioni finanziarie ma ambientato a Miami, Headhunter racconta del detective di polizia Pete Giuliani (Wayne Crawford, habituè di molte pellicole ad alto tasso di economia made in USA e produttore dell’inspiegabilmente cult Night of the Comet) che, matrimonio in crisi, indaga assieme alla collega Katherine (Kay Lenz, che vanta un lungo curriculum televisivo) su alcuni violenti delitti tra la locale comunità nigeriana. Delitti perpetrati, come scopriranno, da un antico demone africano che decapita i miscredenti e fa razzia di anime per consolidare il proprio potere.
Ufficialmente scritta da tal Len Spinell (ma in realtà opera di un altrettanto oscuro Andrew Lane e dello stesso Crawford), la storia si articola tra aborti di denuncia sociale (i battibecchi con il razzista capo di polizia – robetta buttata lì tanto per fare ambiente), lungaggini da telenovela e battutine che fanno incarnire le unghie, ma ci sono un paio di trovate gustose, come la moglie di Giuliani (Jane Chadwick – la Lydia di V-Visitors) che si è scoperta lesbica e sta con una che più stronza non si può, e tuttosommato regge per quel che deve.
La realizzazione è accattivante: Schaeffer non è un Philippe Mora qualunque e cerca lo stile, a cominciare dalla fotografia (specie nelle scene notturne e negli interni), sforzandosi di spremere quanto più possibile dai pochi soldi a disposizione: la sequenza, girata a mano, in cui Kay Lenz viene inseguita dai seguaci del demone in un vagone ferroviario è notevole ed efficace. Ciononostante, la regia non fa miracoli e la ristrettezza di mezzi si fa sentire, specie nel finale, dove lo scontro tra i poliziotti ed il Cacciatore di Teste a colpi di motosega delude le aspettative, nonostante le si provino tutte (assurde sovrimpressioni comprese) per renderlo spettacolare. A dispetto del titolo, gli omicidi sono decisamente aridi: di teste ne volano parecchie, ma, invece del sangue, partono scintille. Benché l’idea non sia male (la sulfurea arma del demone taglia e cauterizza), la realizzazione da capodanno rischia di strappare qualche sorriso. Lo stesso vale per l’uso insistito di fumogeni, come da tradizione del decennio più kitsch della Storia, e della scena in cui il demone nuota verso una vittima con la punta del suo spadone che affiora dall’acqua tipo pinna di squalo (analoga ad uno degli incubi mortali del contemporaneo Nightmare 4: Il Non Risveglio). Un gioiellino, insomma.
I cultori del lato oscuro del cinema godranno nel riconoscere spezzoni da The Hideous Sun Demon di Robert Clarke che passano in tv mentre Giuliani e Kate combattono il mostro.
Se già morite dalla voglia di vederlo, vi informo che purtroppo la videocassetta italiana Columbia Pictures Home Video risulta fuori catalogo (salvo fortuiti ritrovamenti, come nel caso di chi scrive), ma non disperate perché esiste un’edizione DVD (fullscreen come la VHS) a cura della britannica Ilc Entertainment ed ampiamente disponibile (a prezzi modici) nel Regno Unito.                           Emiliano Ranzani

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