domenica 17 febbraio 2008

The freak show. C.H.U.D.


Spesso ingiustamente liquidato come un chiaro esempio di film trash, C.H.U.D. (acrostico per “Cannibalistic Humanoid Underground Dwellers”) è, diciamolo subito, un gioiellino.
La trama è semplice: in un quartiere di New York stanno avvenendo misteriose sparizioni, tra cui quella della moglie dell’Ispettore Bosch (Christopher Curry), che indaga sul caso assieme ad un ex-criminale, ora gestore di una mensa per senzatetto (Daniel Stern), e ad un foto-reporter (John Heard). Nelle loro indagini parallele, scopriranno che i responsabili sono degli homeless mutati in famelici mostri a causa di scorie radioattive illegalmente scaricate nelle fogne della città.
Nonostante una certa ingenuità della premessa di fondo (ma sintomatica di gran parte della cultura pop anni ’80), ciò che spesso sfugge agli spettatori occasionali è il rigore della trama, organica e senza sbavature. I personaggi sono ben caratterizzati ed interpretati da bravi attori che sanno dire le loro battute (spesso brillanti), cosa indispensabile visto l’alto tasso di dialoghi. La fotografia di Peter Stein (reduce dal secondo Venerdì 13, anch’esso meritevole di una degna edizione digitale) è sobria ma funzionale, con alcuni piccoli tocchi di classe nelle scene notturne. Nonostante lo score di David Hughes non sia eccezionale, il main theme resta nelle orecchie.
Il film, purtroppo, soffre per le limitazioni del budget e, ammettiamolo, per quelle della regia: Douglas Cheek (montatore di documentari) dirige con piattezza televisiva, limitando enormemente l’impatto delle scene di suspense e di azione. Nonostante il titolo, di sangue ne scorre poco, anche se qua e là fa capolino qualche testa mozzata. I mostri creati da John Caglione Jr (Friday the 13th part 2, Basket Case e vincitore dell’Oscar per Dick Tracy) sono degli stupendi pupazzoni gommosi, zannuti e viscidi, dotati di assurdi occhioni fluorescenti (d’altronde, sono radioattivi), ben valorizzati dall’illuminazione ad hoc. Stando a Shepard Abbott (autore del copione originale) e a Douglas Cheek, le creature in origine avrebbero dovuto essere più credibili, ma i limiti imposti dal produttore Andrew Bonime non permisero di fare di meglio. Bonime sarebbe inoltre responsabile dell’improbabile scena nella doccia (un’evidente scusa per mostrare un po’ di nudo, altrimenti assente nel film) e, proprio per questo, avrebbe insistito perché venisse inserita nel final cut. Sua infine anche la trovata del fallico collo estendibile di una delle bestiacce.
Il montaggio è ad opera di Claire Simpson, ex assistente di Cheek ed in seguito premiata con l’Oscar per Platoon di Oliver Stone. Oltre a Stern e Heard (che in seguito appariranno nei due Mamma Ho Perso L’Aereo) il film presenta una carrellata di volti noti ai posteri: la fidanzata-modella del fotografo è Kim Greist (Brazil, Manhunter), John Polito (Highlander, Il Corvo, Il Grande Lebowski) è un giornalista alla tv, Graham Beckel (L.A. Confidential) un barbone ed il grande John Goodman appare nei panni di un poliziotto nella scena dell’assalto alla tavola calda, originariamente pensata per l’inizio del terzo atto ma spostata in coda al film nella versione cinematografica. Nel 2000 la Anchor Bay ha pubblicato un’eccellente edizione DVD con il montaggio originale che, oltre ad approfondire la trama con alcune scene extra, restaura l’originale cronologia degli eventi, correggendo alcuni errori di continuità. La scelta di alterare il finale fu ovviamente pensata per lasciare la strada aperta per un seguito, che, finora, non si è mai concretizzato. Diffidate del truffaldino (ed inedito in Italia) C.H.U.D. 2: Bud The Chud: trattasi infatti di un film originariamente pensato come capitolo della serie Il Ritorno Dei Morti Viventi, ma misteriosamente rititolato all’ultimo momento. Evitabile, anche se Robert Englund (l’immortale Freddy Krueger) vi fa un cammeo.                                                                    Emiliano Ranzani

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