domenica 10 febbraio 2008

Incompresi. Comici allo sbaraglio: VOGLIAMOCI TROPPO BENE


“Ti ricordi di me?” canta Francesco Salvi sui titoli di testa del film, punteggiato da vari suoi brani danzerecci. Ma il film in questione, “un film comico ma da ridere” come recitava la frase di lancio, è finito immediatamente nel dimenticatoio. A fine anni Ottanta il comico andava in onda su Italia 1 con una sua trasmissione da mattatore, MegaSalviShow, ancora replicata a tarda notte. Sembrava quindi un’operazione sensata sbarcare al cinema da protagonista (in parti minori era già comparso, si veda almeno Fracchia la belva umana), in un film che lo vede anche regista e co-sceneggiatore. Alla scrittura lavora anche Lorenzo Beccati, autore sodale di Antonio Ricci ed alla fotografia c’è Camillo Bazzoni, che era stato anche regista (plausibile che abbia qui aiutato l’esordiente Salvi dietro la mdp). La Warner Bros distribuisce il film in periodo natalizio 1989 ed è un grande insuccesso tanto che, dopo una benemerita pubblicazione su vhs Deltavideo, Vogliamoci troppo bene sparisce. L’esuberante attore interpreta un marito che, partiti moglie -Barbara D’Urso, proprio lei- e figlio per una vacanza, si ritrova in pieno agosto a passare il tempo in città coi suoi tre amici, tra i quali Enzo Braschi e Marco Predolin (sì, proprio il conduttore tv). Il film sembra prendere una piega alla Quando la moglie è in vacanza nel momento in cui il protagonista trova una bella ragazza stesa davanti al suo portone -Holly Higgins, doppiata in perfetto italiano nonostante interpreti un’americana. Lei sostiene di essere sposata a lui, che non rammenta. Stando insieme cercherà di fargli ricordare e scopriranno affinità, mentre gli amici li tampinano, sospettosi e visionari. Se il personaggio di Salvi è quello di un bambinone -infatti, lui ed i suoi amici adulti giocano quando sono insieme-, con un modo di muoversi, di esprimersi, di utilizzare la mimica facciale e di vestirsi improntato allo scherzo perenne, il suo film risulta rappresentativo di questo spirito, segnato da un’attitudine giocosa nell’approcciarsi al cinema: si rivolge alla mdp, la sospensione di incredulità è bombardata da gag surreali e metacinematografiche -un esempio: quasi al termine, viene visto e commentato un manifesto che pubblicizza il film stesso-, ci sono addirittura uno sconfinamento in un videogioco ed un inserto animato. Non è quindi una trasposizione annacquata della sua comicità, sebbene il risultato finale sia piuttosto simpatico anche se stupidino (d’altronde, la comicità di Salvi è volutamente demenziale seppure mai volgare) ed inconsistente, un susseguirsi di gag a volte sorprendenti ed indovinate (certi giochi con le convenzioni del cinema, la sequenza della telefonata pre-salvataggio), qualche volta più improntate ad uno spirito di patata. Sui titoli di coda, alcuni ciak sbagliati e secchiate d’acqua sul set, prima che venga ringraziata “Luino in persona”. Sul suo sito, Salvi propone uno stralcio della “Storia della cultura mondiale di tutti i tempi e paesi...”, l’opera che il protagonista del film sostiene di stare scrivendo.                                     Alessio Vacchi

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