domenica 31 agosto 2008

The freak show. ALTERAZIONE GENETICA



BOOOM! Dopo un paio di secondi dalla dissolvenza in chiaro, un caseggiato (che scopriremo essere un laboratorio di genetica – come sempre, le locations sono quello che passa il convento) esplode in una bolla di fuoco e macerie. Poco lontano dal rogo, un cane da caccia, un golden retriver dal manto rossiccio, fugge nel bosco. E dalle fiamme, l’ombra di una bestia rabbiosa si lancia al suo inseguimento.
Alterazione genetica (Watchers in patria) di Jon Hess, già responsabile di Alligator 2: The Mutation, ha un inizio notevole, anche grazie all’efficiente musica di Joel Goldsmith (figlio del leggendario Jerry: buon sangue non mente). La curva di godimento continua a salire subito dopo, quando una lampadina illumina il volto del grande Michael Ironside (immenso caratterista canadese specializzato in ruoli da cattivo: uno su tutti, il Richter di Atto di forza), qui nei panni di Lem Johnson, agente della NSA a cui viene affidato l’incarico di recuperare il cane ed il mostro che gli da la caccia. Le due creature, legate telepaticamente, sono infatti il frutto del classico esperimento genetico a scopo militare: il retriver è dotato di intelligenza quasi umana, mentre la bestia (qui chiamata Oxcom, ma conosciuta come “The Outsider”, L’Estraneo, nel romanzo di Dean R. Koontz da cui il film è tratto) è un feroce mutante progettato per uccidere. Dopo questa buona premessa, il film perde decisamente di tono a cominciare dal momento in cui viene presentato il protagonista, Travis Cornell, interpretato dallo sbarbatello Corey Haim, idolo dei/ delle teenager (assieme all’omonimo socio Feldman) nel decennio yuppie per pellicole come Ragazzi Perduti. Lo sventurato adolescente, dopo essere andato in bianco con la fidanzata (Lala Sloatman, nipote nientemeno che del compositore Frank Zappa – sì, quello di Tengo una minchia tanta), si ritrova sul proprio furgoncino il cane e decide di portarselo a casa, attirando su di sé i federali e la sanguinaria furia del mostro. Da qui in poi Watchers diviene una favoletta su un ragazzino ed il suo amico cane super-intelligente, radendo al suolo i toni maturi del testo originale (di suo non eccezionale, ma spesso efficace), evidentemente per essere fruibile per i minorenni fan del divetto. La storia è ridotta all’osso e la realizzazione da film per la tv (con le tipiche locations canadesi) ne riduce ulteriormente il respiro. Ciononostante, non è proprio tutto da buttare via: Hess non sarà John Carpenter ma non è nemmeno un decerebrato e tenta, nei ristretti limiti, di creare una suspense elementare, mostrando pochissimo il mostro (di per sé neanche mal realizzato) ed abbondando, al limite dell’abuso, con le soggettive. Nonostante i diversi omicidi siano spesso risolti in maniera eccessivamente innocua, ogni tanto il film si risveglia dal suo torpore e timidamente mostra qualche sano schizzo di sangue e, soprattutto, un paio di bulbi oculari deorbitati – il mostro è infatti ossessionato dall’idea di strappare gli occhi alle sue vittime. Ma a dispetto di questi occasionali picchi, la pellicola resta adagiata su un piano di intensa mediocrità.
Tra le vittime figura anche un ancora imberbe Jason Priestley, in seguito divenuto famoso per la serie televisiva Beverly Hills 90210. A dispetto dello scarso successo, la New Concorde di Roger Corman (supremo bucaniere della celluloide: nessuno sa spremere sangue dalle rape come lui) ha prodotto negli anni ben altri tre film basati sullo stesso romanzo, spacciati come seguiti ma in realtà piuttosto svincolati tra loro (benché Watchers 3 e 4 tentino di allacciarsi al secondo episodio), di cui solo il primo giunse in Italia, unicamente per il circuito dei noleggi con l’ovvio titolo di Alterazione Genetica 2. E, nonostante i suoi molti difetti, questo capitolo iniziale resta il migliore della serie.
Emiliano Ranzani

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