domenica 2 novembre 2008

Io c'ero. Festival ed eventi vari. CINEMA. FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA. MARTYRS


Francia/Canada 2008. Di Pascal Laugier.

La visione più forte del festival è stata introdotta dalla bella Mylene Jampanoï, in una mise ben diversa da quella con cui la si vede su schermo, e da Pascal Laugier che ha raccolto scontati applausi augurandosi che il nostro cinema torni a fare film come li faceva nei 70s e dedicando il suo lavoro a Dario Argento. Il cui cinema c'entra poco con Martyrs, è un punto di riferimento che andrebbe scordato accingendosi alla visione. Dopo Saint Ange, il regista francese firma un film che si potrebbe inserire nel filone dei cosiddetti torture-porn, ma andiamo con ordine.
Nella prima parte il film gioca di accumulo, anche sonoro. Sembra un film di vendetta, sebbene sia così brutale da far immaginare che potrà prendere altre pieghe, e insieme un film di fantasmi, di presenze mostruose. Ma la creatura brutta che tormenta la ragazza e consente i boo-scares è irritante, mentre poi il film andrà a sottrarre con altra efficacia. Infatti, procedendo con alcuni colpi di scena, la pellicola cresce. Quando giunge al punto di svolta della prigionia della protagonista, denuda il (sotto)genere, e lo porta alle estreme conseguenze, sbattendo in faccia allo spettatore una violenza “banale” e reiterata, su un personaggio inerme, senza marchingegni strani alla Saw o trovate splatter, a cui non c'è scampo, senza nemmeno essere sempre grafico (penso all'operazione, non mostrata, o al tirarsi indietro quando la giovane decide di lasciarsi andare a quanto le accade). In questo modo scavalca gli steccati del medio film di genere e colpisce più duro, arrivando ad assumere un senso, fino ad un colpo di scena non così gratuito. L'etichetta di horror gli sta stretta: anche se, assumendo che l'horror sia il cinema della morte, Martyrs vi rientra appieno. Della catarsi ci si fa beffe. In sala, a parte chi la abbandona, qualcuno ride, commenta e alla fine se ne va scontento, ma sembrano le classiche reazioni di superiorità con cui si cerca di prendere le distanze da una pellicola così radicale e violenta. Martyrs si merita una visione seria, non coi popcorn in mano, anche perchè rischierebbero di andarvi per traverso. E meglio non vederlo con la propria ragazza.
Alessio Vacchi

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