domenica 26 aprile 2009

Io c'ero. Festival ed eventi vari. DA SODOMA A HOLLYWOOD 24. ADDIO FRATELLO CRUDELE


Italia 1971.

Giuseppe Patroni Griffi, a cui il festival dedica quest'anno una retrospettiva, è regista scarsamente considerato dalla critica. Però, ad esempio, Divina creatura con Laura Antonelli è un melodramma, ambientato durante il ventennio, con un suo perchè. Per questo film il discorso è diverso. Dal dramma Peccato che sia una puttana di John Ford (...non il regista americano), si narra, nella Mantova del Cinquecento, di un ragazzo, Giovanni (Oliver Tobias), profondamente innamorato, ricambiato, della sorella Annabella (Charlotte Rampling), e che non si dà pace nel vederla destinata a un arrogante signorotto, Soranzo (Fabio Testi). Finirà molto male.
Il plot in sè non è un problema: a Patroni Griffi evidentemente piacevano storie di sentimenti torbidi, e qui c'è ben un incesto. Però, a vederlo, il film lo si regge a stento. La messinscena è tutta giocata su un tono lirico. Il regista cerca costantemente la bellezza, la bella immagine -la fotografia è di Vittorio Storaro-, compresi i primi piani del "bel" Tobias, ma quello che ottiene è una decisa noia, tantopiù quando lascia alcune sequenze notevolmente lunghe, per esempio fratello e sorella che vanno a cavallo, o lui che fa la scenata a tavola verso la fine. Si abbandona mani e piedi a dialoghi che magari a teatro suonano accettabili, ma al cinema sono pesanti e declamatori, e non funzionano: alcune filippiche di Giovanni, per esempio quando matura la sua vendetta camminando tra le banderuole, o quando sta per commettere l'omicidio, non si possono sentire.
Sembra un pessimo film religioso di Zeffirelli. E infatti il personaggio del giovane incestuoso pare un Cristo martire: se non un pò per l'aspetto del viso con barba, si notino l'autopenitenza, nudo, a torcersi in fondo al pozzo, o ancora nudo nelle ultime immagini, portato in spalla, dopo esser stato ucciso. Charlotte Rampling, comunque, è incantevole (e mostra il petto, mentre per completezza Testi mostra le chiappe). E guai non ci fosse la musica di Morricone, di cui almeno il tema è bello, a trasmettere qualche emozione. Esplosione di trucidità nelle sequenze finali, imbrattate di sangue: qui Patroni Griffi azzecca una scelta registica, la carrellata a precedere la fuga disperata delle matrone che stanno per essere uccise dagli sgherri. E non è male un'altra carrellata che si vede prima, tenuta sulla nuca del frate che cammina cercando di non badare a Giovanni, che lo segue. Però si tratta di un film pesante, non facile, e qui non vuole essere un complimento. Si vede velocemente un amplesso tra cavalli: curioso questo modo con cui Soranzo cerca di smuovere la fredda moglie, e curioso come l'hard animale non cada sotto le forbici censorie. E attenzione perchè c'è un film hard con lo stesso titolo.
Alessio Vacchi

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