domenica 25 ottobre 2009

Io c'ero. Festival ed eventi vari. CINEMA. FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA. 15-23/10/2009. UNA QUESTIONE D'ONORE


Italia 1966.

Retrospettiva su Luigi Zampa quest'anno a Roma. Figura di regista che, pur avendo firmato titoli molto noti -bastino Il vigile e Il medico della mutua-, non è quasi mai citato. Un pò più professional e non all'altezza di altri come Risi probabilmente, interessato soprattutto a mettere in scena correttamente copioni ("Un regista [...] deve raccontare e basta, e tanto più sarà bravo quanto più sarà riuscito a far credere nei personaggi, a commuovere o divertire con loro"*), ma come minimo Vivere in pace, con Aldo Fabrizi, Ave Ninchi e dei soldati americani da nascondere, e Anni difficili, schietto e amaro spettacolo popolare che "ricordava agli italiani che erano stati fascisti" (Fofi), sono bei film. Una questione d'onore non è un bel film, però è una bizzarria che aguzza l'attenzione. Perchè già fare interpretare a Tognazzi, cremonese, un sardo, che si sforza di avere quell'accento e di parlottare quella lingua, è una scelta singolare, che strappa sorrisi soprattutto all'inizio: lui che impettito cavalca il suo ciuco è un'immagine che funziona. Ma Zampa e i suoi sceneggiatori non sono scemi: che Tognazzi non sia credibile è voluto, palese, il gioco è scoperto. Si tratta di una commedia, quasi di una farsa. Il far vestire all'attore panni incongrui funziona come una leva per evidenziare l'assurdità, la pesantezza delle situazioni in viene a trovarsi il personaggio, meglio ancora il livello retrogrado, anacronistico della Sardegna profonda, coi suoi rigidi schemi comportamentali e di controllo sociale. E il film parte in quarta sin dalle didascalie iniziali a sfottere questa "sardegnità", presentando il territorio come qualcosa di peggiore del far west.
Tognazzi è un ometto che alcuni fratelli pastori vogliono costringere a sposarsi con la loro brutta sorella, che però dopo anni di carcere si rivela mutata in una bellezza (ma la cosa non funziona, perchè Nicoletta Machiavelli non appare brutta nemmeno nella fotografia in cui si finge lo sia). Nel frattempo, continua una faida di lunga data tra due famiglie, riaccesa da un arzillo vecchietto a cui pare la cosa più sensata da compiere. Tognazzi ci finisce in mezzo perchè Bernard Blier (francese... dato per sardo) lo va a trovare al nord, dove è fuggito per una falsa accusa, per chiedergli di uccidere di nascosto un'ultima persona che metterebbe fine alla faida. Lui non compie il delitto, passa la notte con la moglie: che rimane incinta. Ma come sottrarsi all'accusa di essere cornuto, dato che ufficialmente non c'era? E' l'ultima parte del film soprattutto quella che giustifica il titolo: il protagonista si trova schiacciato dalla situazione, recita anche un litigio con la moglie per far sentire il tutto ai paesani. Il marchio disonorevole pare irremovibile, al punto che, in una penultima sequenza seria ma poco convincente visto il tono del resto, che con un colpo di coda cerca di alzare la drammaticità di quella che resta una commediola, sbrocca aderendo lui stesso all'apparenza, che sembra essere l'unica cosa che conti. E' simpatica la presenza frequente dei carabinieri, sguinzagliati per tenere d'occhio la situazione della faida, sullo sfondo delle scene, come spettatori che vigilano tranquillamente, per dovere. La battuta più divertente, rivolta da Tognazzi alla moglie: "Che ci mettiamo a discutere se è meglio essere bagassa o cornuto?".

Alessio Vacchi

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Gianluigi Rondi, dal Catalogo del festival.

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