domenica 22 novembre 2009

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 27 TORINO FILM FESTIVAL. VALHALLA RISING


Danimarca/Regno Unito 2009.

L'ultimo film di Nicolas Winding Refn, a cui il festival ha dedicato una personale chiamata Rapporto confidenziale, è un lavoro maestoso e stupefacente, che dimostra un'ulteriore, persino inquietante evoluzione dopo il già bello Bronson. Il film si apre con un cartello a caratteri cubitali, "Nicolas Winding Refn presenta", come se il regista fosse già assolutamente consapevole della sua statura: può parere un pelo sborone, ma insomma se lo può permettere. Un guerriero (Mads Mikkelsen, che si ritrova in altri film di Refn in tutt'altri panni, es. il Lenny di Bleeder) è tenuto prigioniero e costretto a combattere bestialmente. Libero, si unisce ad altri combattenti cristiani in un duro viaggio per raggiungere la Terra Santa. Il gruppo sbarca in una terra verdeggiante, in cui però inizierà a trovare la morte, a causa di misteriose presenze e dello stremo delle forze. Il guerriero One-eye (è guercio da un occhio), tuttavia, continua il suo cammino fino all'ultimo.
Nella prima parte Valhalla Rising potrebbe quasi somigliare ad un film d'epica canonico, ma poi sembra quasi provocatorio nel negare l'aspettativa. Il viaggio in barca sembra già non avere meta, è un'immersione in una fitta nebbia colorata. Una volta toccata terra, i personaggi non possono fare altro che vagare tra le frasche, del tutto smarriti: sono uomini che non sanno che cosa fare. Il farsi scudo dei simboli religiosi e della loro presunta forza, non serve a niente, e sicuramente non evita il loro destino, quello di soccombere. In questo senso, l'enigmatico, bestiale One-eye è forse il più saggio. La sequenza in cui arrancano stremati, mezzi matti, in mezzo al fango, è da pelle d'oca. Si sta a metà, quindi, tra corporeità -la pesantezza di questi corpi stanchi- e stasi -l'impenetrabilità dell'ambiente, il girare a vuoto nonostante l'apparente obiettivo-. Il dialogo è minimale, anche perche One-eye (nome affibbiatogli, ma i nomi qui non contano nulla) non parla, si esprime per bocca del ragazzino che lo accompagna.
Poema visivo diviso in capitoli, con un commento musicale ruvido, pulsante, ed una violenza trucissima ma poco grafica, è una pellicola faticosa, nonostante la durata di circa 90', ma di prima grandezza, con colori mai visti e inquadrature mozzafiato (i volti in primo piano, ai lati del panoramico). I riferimenti possibili sono il cinema di Herzog, per il mettere in scena uomini ambiziosi alle prese con una natura ostile, ma anche la buonanima di Kubrick ed il suo 2001 odissea nello spazio, per la visionarietà e l'ermeticità, in particolar modo degli ultimi minuti. Viene in mente anche The New World di Malick, per il facile pronostico che il grande pubblico rifiuterebbe un film simile: perchè la noia arriva facile, e non succede granchè, anzi, nè arrivano epiche battaglie. Il che, di fronte a Cinema di questo livello, è trascurabile.
Alessio Vacchi

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