domenica 29 novembre 2009

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 27 TORINO FILM FESTIVAL, 13-21/11/2009. BRONSON


UK 2008. Di Nicolas Winding Refn. Con Tom Hardy. Su dvd e blu-ray E1 Films (regione 1).

Michael Peterson, soprannominato Charles Bronson, è un personaggio vero; è il criminale più pericoloso della Gran Bretagna, attualmente ancora dentro. Manifestata precocemente una propensione all'aggressività, meglio se verso agenti, inizia presto a vivere i suoi giorni in carcere, dove non si trova male. Vivrà una parentesi in ospedale psichiatrico ed una nuovamente da persona libera, ma la prigione è per lui una calamita.
Refn offre al suo personaggio, letteralmente, un palco in cui può esibirsi e gigioneggiare davanti a un pubblico. Può mettersi in mostra, spiegare la sua personalità e i suoi intenti, dicendo la sua sulle sue vicende che stiamo vedendo, e facendo dell'intrattenenimento. Ma costantemente Bronson si atteggia e "recita": anche davanti alle guardie mentre esce dal carcere. Non è esattamente cattivo nell'animo, è più uno showman della violenza, che utilizza quando gli serve: per esempio, non reagisce verso la donna che pare amarlo e lo illude. Ma per quanto a tratti simpatico nel suo essere assolutamente sopra le righe, questa possibilità che Refn concede al personaggio non lo fa comunque uscire bene. Bronson suscita pena, perchè è un individuo schiavo di sè stesso, o meglio ancora schiavo di qualcosa che nemmeno lui sa individuare esattamente (lampante la scena in cui prende ostaggio il poliziotto, e non sa che cosa chiedere per patteggiare). E' il farsi conoscere mettendosi costantemente in mostra, nel mostrare il suo talento in questo ambito, che è quel che davvero sa fare; nel giocare continuamente al rilancio per sentirsi più che vivo. Il carcere è per lui, consciamente, palcoscenico ideale. Qualcuno si illude di sapere quale sia la sua strada, ma si sbaglia: infatti il checchissimo insegnante di disegno viene "messo sotto" da Bronson che, avvertito quel pericolo, fa anche di lui un oggetto della sua "arte". E la sua arte si esplica anche sul suo corpo: proprio nella sequenza citata è tutto pittato di nero, ed anche nei segmenti sul vero palcoscenico si mostra truccato. Senza contare le continue ferite, sanzioni ma anche riconoscimento del suo sedicente talento.
Forte di scelte musicali potenti e di un protagonista fenomenale, che così pelato e baffuto è già fortemente iconico, Bronson è un film in cui Refn giunge ad uno stile ostentato ed elaborato, altra cosa rispetto al più viscerale (almeno registicamente) esordio con Pusher. Pellicola lucida, intensa, che non fa calare mai l'attenzione, sopra le righe come il suo protagonista: il picco in tal senso, come toni, è nella surreale scena in cui giunge dallo zio, circondato da puttanoni. Non mancano interazioni con dell'animazione, e una buona sequenza che riassume amenità del protagonista utilizzando creativamente giornali. Unica scelta che sa di maniera è l'utilizzo della stasi, del ralenti e della musica classica intorno all'ultimo pestaggio di Bronson.
Alessio Vacchi

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