domenica 9 maggio 2010

Incompresi. DE GENERAZIONE



Il film a episodi, vecchia abitudine del nostro cinema popolare, negli anni Novanta è ancora praticato qualche volta: nel 1994, anno di
L'unico paese al mondo, vede la luce pure De generazione, lungometraggio che vede uniti undici giovani registi esordienti in shorts fortemente tendenti verso l'horror. Dopo il premio del pubblico al Mystfest, la distribuzione del film è stata limitata e De generazione è poi comparso in vhs (solo a noleggio) e sulle reti a pagamento. Un film quindi un po' rimosso, che però visto oggi si rivela un tassello interessante nelle carriere di alcuni personaggi e un'operazione con delle carte da giocare, a dispetto del severo giudizio Mereghettiano, che lo liquida come un Adrenaline all'italiana tra Sam Raimi, Avanzi (Guzzanti e Pierfrancesco Loche tra gli attori) e il videoclip.
Dopo una didascalia autoironica, che definisce il film già una pietra miliare, si parte con una sorta di dichiarazione d'intenti: Arrivano i nostri (di Giorgio Bellocchio) vede un agitato Alessandro Haber parlare al telefono con Gillo Pontecorvo (che non vediamo), quando nel suo ufficio irrompono dei giovani zombies (tra essi, i Manetti bros.) che lo costringono alla fuga e a tentare di difendersi con un David di Donatello. Seguono proprio i Manetti col loro "Consegna a domicilio": horror commedia con un giovane alle prese con un corpulento uomo che vuole assolutamente consegnargli un mobile richiesto (a sua insaputa) dalla compagna. Volenteroso e più che sufficiente pure il successivo Just another vampire story (di Andrea Maulà), che mette in gioco il vampirismo venandolo di omosessualità in salsa dandy: in un locale gotico, un tizio ne abborda un altro, il quale cerca di convincerlo di essere un vampiro. Colpo di scena finale.
La tv fa male ai bambini? (di Alberto Taraglio): una bambina, lasciata sola dai genitori a cena con amici, vede animarsi il tv di casa, che si muove e dentro cui uno speaker sembra avercela proprio con lei. Da brividi questo elettrodomestico minaccioso e fa sorridere l'ironia verso l'atteggiamento degli adulti nei confronti del mezzo. In Vuoto a rendere, di Alex Infascelli, c'è ancora Haber nei panni dell'impiegato di un'azienda dalla situazione tesa e precaria. Una volta tornato a casa lo attende una tristezza analoga e un'estrazione di numeri in tv molto particolare. Episodio sicuramente tra i migliori, che traccia in due sequenze un microcosmo alternativo appiccicoso, con ottime atmosfere e un finale a dir poco tranchante. Ruolino muto per Frankie Hi-Nrg.
Prospettive di Asia Argento (costumi della sorella Fiore, aiuti i Manetti) è l'episodio più breve ed il meno afferrabile, molto onirico. Alzo le mani e mi affido alla definizione di cinematografo.it: "un balordo volo panoramico psicoanalitico con un ombrellone sollevato dal vento". Catene (di Antonio Antonelli) vede protagonista Corrado Guzzanti in una delle rarissime sortite al cinema. In una compagnia di amici maschi, alcuni vengono letteralmente ridotti con la catena al collo dalle loro donne. Lui spera di scamparla e conosce una fanciulla che sembra diversa... Palese metafora dell'amicizia maschile incrinabile dalle donne e della ginefobia, carino a patto di non prenderlo alla lettera. In India 21 (di Andrea Prandstraller), un taxista notturno romano ha a bordo un cliente "invisibile": a bordo c'è una borsa e una voce maschile chiede di essere portata a destinazione. L'autista rischia di impazzire, ma il giorno dopo tutto sarà chiaro (...quasi). Finalmente insieme (di Eleonora Fiorini), l'episodio più forte ed efficacemente horror, vede una coppia alle prese coi lavori dentro la nuova casa, ma i due sono vittime di incubi tali da farli agire nella realtà scagliandosi drammaticamente l'uno contro l'altro. Squeak! (di Alessandro Valori), con Asia Argento e le musiche di Federico Zampaglione (insieme a Daniel Bacalov) è invece uno dei segmenti più deboli, in cui la cinefilia esibita e l'autoironia non bastano a convincere. Un gruppetto di scalcagnati squattusi rapisce un tizio sfortunato per girarci uno snuff-movie, ma ci si metterà di mezzo anche un'altra banda che usa le arti marziali. Sui titoli di coda, "Urna" di Elio e le Storie Tese.
Pur cercando sempre di trarre il possibile da ambientazioni ed atmosfere, i risultati sono discontinui, ma con almeno quattro centri su dieci... pollice medio. Paolo Bellizzomi, su cui gli autori si sono divertiti a stimolare domande sui titoli e sulla locandina (vedi sopra), è un attore che compare in ognuno degli episodi.

A.V.

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