domenica 12 settembre 2010

A domanda rispondo. BEATRICE RING



In Una notte al cimitero hai lavorato con Lamberto Bava...
Lamberto Bava è un regista magnifico. Ha talento ed è professionale. Con lui è stata una splendida esperienza. Mi ha dato spazio per esprimermi e sapeva dirigermi quando ero tesa. Lo rispetto.

Cosa ricordi di questo periodo, più in generale?
Nei tardi anni 80, il cinema italiano era ad uno stop e tutti i miei amici attori facevano la fame. Ho lavorato in Zombi 3 perchè avevo disperato bisogno di pagare affitto e gas. Deran ed io eravamo molto innamorati e gli davo tutto il supporto che chiedeva. Ho sempre immaginato che sarebbe diventato un grande regista. Ha fatto grandi cose con il film a basso budget con il quale ha esordito dietro la mdp [Interzone, prodotto da Joe D'Amato, ndt]. Ero divisa fra il vivere in Italia, dove stava la mia famiglia e trasferirmi negli Usa dove avrebbe dovuto esserci il mio futuro. Ho viaggiato avanti e indietro per quattro anni prima di decidere che avevo bisogno di stare in Usa per migliorare il mio inglese e lavorare in un contesto più stimolante e professionale.

Film come quelli, comunque, hanno avuto grande successo non solo in Italia...
Beh, dipende cosa si intende per successo. Anche la malaria e la peste hanno avuto molto successo. Se si amano i film low budget e gore allora sì, è un successo. Quando Zombi 3 fu proiettato in anteprima al Fantafest di Roma, la mia cara amica Marina Loy ed io dovemmo andarcene dopo dieci minuti, perchè il pubblico faceva "boo" e rideva ad ogni cosa.

Cosa ne pensi della produzione horror italiana degli anni Ottanta?
Non ne ero particolarmente fan e non capisco questa moda. Ho avuto sfortuna per anni dopo Zombi 3 ed è mia ferma convinzione che i film horror siano uno strumento che trasporta paura ed energie negative nelle stanze dove la gente vive e nelle loro anime, in altre parole sono molto insalubri. Non guardo mai horror. La gente lavora negli horror e nel porno per fare soldi in fretta e anche questo è segnale di un compromesso che finisce col costare. Non credo nelle scorciatoie, o sono illegali o alla fine si pagano.

Anche in Interzone hai lavorato con Deran Serafian, come in Zombi 3.
Deran e io ci frequentammo da lì ed eravamo stati scelti insieme perchè eravamo amici di Claudio Fragasso. Lui è un caro amico di Deran.

Veniamo allora alla sceneggiatrice Rossella Drudi e a suo marito Claudio Fragasso...
Rossella è un'ottima scrittrice e non penso che abbia mai ricevuto il credito dovuto per il suo lavoro. Era solita affittare una stanza in un hotel sul litorale di Bracciano, provincia di Roma e scrivere una sceneggiatura lungo una settimana o due. Deran ed io amavamo stare con lei e Claudio, erano una coppia amabile e talentuosa.

In Sicilian Connection hai lavorato con Tonino Valerii.
Tonino Valerii è un grande regista. Mi è piaciuto lavorare in Sicilian Connection, la location, il cast e la troupe erano fantastici. E' stato come crescere insieme per settimane e poi, quando torni a casa, sapere di aver fatto qualcosa di fantastico. Valerii ha un grande occhio per l'azione ed il dramma e ha molto rispetto per gli attori. Sedevamo per ore a cena in Sicilia parlando della storia di giganti italiani come De Sica e Gassman. Tonino è intellettuale e di buon senso. Ci reincontrammo sei mesi dopo a Tokyo per la promozione del film e facemmo il tour di molti canali tv e feste. Sono stata molto fortunata ad essere scelta per andare in Giappone, c'erano altre attrici italiane più importanti di me in ballo come Dalila Di Lazzaro e Marina Suma ma hanno voluto me. Ho potuto alloggiare per tre settimane all'Imperial Hotel, di lusso, insieme a Deran, con un traduttore e un autista. In hotel abbiamo incontrato il nostro amico Gary Busey che ci ha presentato a Mel Gibson, che stava promozionando un suo film. C'erano enormi cartelloni con la mia foto e scritte giapponesi e la gente voleva stringermi la mano e chiedermi il nome. Avevo 23 anni ma ho avuto una delle più incredibili esperienze della mia vita. Lo devo a Valerii e a Deran che mi hanno aiutato quando sono stata scelta.

E di Aldo Lado, con cui hai girato Rito d'amore, cosa puoi dirci?
Anche Aldo Lado è un intellettuale e un grande regista. E' un uomo che scava profondamente nella psicologia dei personaggi. Nonostante il film in cui abbiamo lavorato era finanziato in parte da un fondo governativo ed era a basso budget, il direttore della fotografia aveva avuto una nomination agli Oscar due decenni prima, quindi sapevo che sarei apparsa benissimo nel film. Lado usava un direttore di casting veramente abile, loro due mi fecero uno scherzetto... Preciso che quando sono tornata dagli Usa, Deran ed io abbiamo rotto perchè ero divisa tra la vita a Roma, la mia carriera da attrice e un futuro con lui, ma era troppo presto per fare dei piani. Quindi ero una persona arrabbiata, dal cuore spezzato e molto motivata. L'ufficio dove Lado curava il casting era in una via centrale e trafficata di Roma e ho dovuto parcheggiare in doppia fila la mia macchina, rischiando una multa. Mentre leggevo, quest'ometto dagli occhiali rotondi di fronte a me ha fatto dei commenti stupidi sul mio accento francese e mi ha fatto subito innvervosire. Così ho iniziato a urlargli che era un idiota e che odiavo aver perso il mio tempo e intanto un altro ometto con una barba bianchissima è spuntato da una porta e mi è corso incontro a braccia aperte chiamandomi: "La mia Natalie!": questo era Aldo Lado. Anche il direttore del casting a questo punto sorrideva e i due erano soddisfatti. Ho capito che il provino era stato un provino di vita reale! Ero confusa e felice e iniziammo le riprese qualche settimana dopo. Un giorno Lado venne da me in panico totale alle 7 del mattino mentre mi truccavo. Ci siamo seduti su un teatro alla De Paolis, su due grandi cuscini e con aria molto seria mi disse "Abbiamo un problema": aveva guardato i giornalieri mi voleva diversa da come apparivo. In realtà non mi aveva mai dato alcuna indicazione, era una parte molto interessante, la mia prima davvero importante, ma non ero stata diretta dall'inizio alla fine. Il film uscì in Giappone ma là non ero stata invitata. Era pauroso pensare che l'uomo che mi incarcerava per mangiarmi, nel film, ora fosse invitato alla premiere col resto della stampa. Ero inseguita dall'idea che sarebbe venuto a cercarmi quando sarebbe stato di nuovo affamato di carne... Lado ha anche coprodotto Farinelli, una coproduzione europea di cui sono appassionata, mi sarebbe piaciuto lavorarci.

Veniamo a Dimenticare Palermo.
Dimenticare Palermo, come Sicilian Connection, si incentra sulla mafia siciliana e non sono sicura che il pubblico Usa sia sensibile a riguardo come gli italiani. Ma nel film mi sembra evidente che la chimica tra Belushi e Mimi Rogers non ci sia. Ho solo poche battute nel film ma ho voluto farle molto bene, prendendo lezioni di ecitazione da una famosa insegnante a Roma e ho fatto estese ricerche su Francesco di Sveva, sulla cui tomba si svolge la scena. Ho anche letto di tutto su Rosi e scoperto che è noto per girare i suoi film nei posti esatti dove sono avvenuti i fatti che narra. Così, quando ho scoperto che la tomba in Sicilia dove stavano posizionano la macchina da presa e le luci era quella di qualcun'altro, a molta distanza da quella vera, sono andata da Rosi a chiedergli perchè non stesse girando sul posto "reale", come faceva di solito. Ricordo che mi diede un'occhiataccia e chiese al suo assistente chi fossi e se potessi levarmi di torno. Molti anni dopo a Losa Angeles, lavoravo al Getty Center come segretaria esecutiva e gli impiegati con cui lavoravo mi chiesero se avessi lavorato in un film con Belushi: l'avevano trasmesso in tv la sera prima e questo mi fece contenta.

Quali sono i tuoi registi italiani preferiti?
Purtroppo molti registi con cui mi sarebbe piaciuto lavorare non ci sono più, come Antonioni, Rossellini, De Sica, Visconti, Truffaut e Sergio Leone, che ho incontrato e con cui ho bevuto champagne nel suo ufficio al mio quindicesimo compleanno! Seguo Pupi Avati, Salvatores, Lizzani e registe donne di grande talento come Cristina Comencini, Byambasuren Davaa (La storia del cammello che piange) e sicuramente anche Lina Wertmuller. Altri famosi registi italiani che non sto nominando hanno usato il loro talento per il guadagno e non per esprimere le loro idee, quindi non possono conquistarmi.

Intervista di Edoardo Favaron, 2008. Seconda parte. Foto da www.pauraprod.com.

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