domenica 11 dicembre 2011

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 29 TORINO FILM FESTIVAL, 25/11-3/4/2011. TWIXT


Usa 2011.

Annunciato poco prima della partenza del festival, il nuovo film di Francis Ford Coppola conferma di un regista che nonostante la fama e l'età è tutto fuorché adagiato su allori o sulla maniera ed in grado di stupire progetto dopo progetto; stavolta, però, maggiormente sulla carta e con risultati poco soddisfacenti.
Uno scrittore horror in difficoltà con mestiere, moglie e che non ha ancora ben assimilato la morte della figlia, capita in una cittadina che conserva nel suo passato il massacro di un gruppo di bambini e -ine ad opera di un ministro del culto. Nel suo presente, c'è una ragazzina uccisa come si usa fare coi vampiri e uno sceriffo che vuole fortemente co-firmare con il protagonista un romanzo sui fatti. In sogno, lo scrittore conosce una giovanissima vampira (Elle Fanning) ed Edgar Allan Poe che lo conducono ad assistere al massacro pretesco, fornendogli così utile ispirazione. Sogno e vita lo metteranno in pericolo ma anche in condizione di scrivere il libro necessario per la sua carriera.
Ispirato ad un sogno del regista, che l'ha anche scritto, Twixt è un lavoro minore nella sua filmografia ed appena partono i titoli di coda è inevitabile e immediato il pensiero: beh, ma tutto qua? Peccato. Il 3D è limitato a due sequenze, introdotte, in modo ludico-vintage, da occhialoni che passano sullo schermo: una cerca di creare vertigine, con una salita su scala, l'altra è la più gore e baracconesca che però non funziona granchè, anche solo visivamente. “Vintage”, per così dire, sono anche gli split screen a cui più volte Coppola fa ricorso. Se le immagini del sogno sono curatissime, in bianco e nero con singoli elementi colorati (i limoni, il sangue dell'estetizzato massacro), quelle del piano del presente sono piuttosto, un po' troppo, medie. Se, comunque, ci sono delle scelte di linguaggio che contribuiscono a non rendere il film piatto, sul piano della vicenda e della suspance va ancora meno bene. La storia è in definitiva poco interessante e scopre alcune sue carte senza sorprendere - il responsabile del vecchio fatto di sangue è presto dichiarato - , almeno fino ad alcuni veloci colpi di scena finali e il ritratto della comunità di darkettoni è goffo e fa pensare ad una persona di una certa età che non riesca ad acchiappare il presente. In tutto ciò, Val Kilmer, che fuori dallo schermo si sente sfottere per il suo essere ingrassato rispetto al periodo di successo, fa il suo, risultando anche simpatico, anzi in una delle scene dai toni leggeri del film – quando il personaggio è al pc sforzandosi nell'ispirazione creativa – , Coppola gli dà un'occasione di fare praticamente il commediante.
Del “nuovo corso” di Coppola (dal ritorno del 2007 in qua), era più interessante Un'altra giovinezza, che aveva un contenuto maggiormente esistenzialista. Non si dubita, comunque, che critici intellettuali o intellettualoidi potranno prenderlo per un capolavoro d'autore di grande portata teorica, perchè di ciccia a riguardo il film ne offre: è un film sulla creazione artistica, con un protagonista che viene consigliato, guidato da un nume e poi lasciato per la propria strada ad affrontare il proprio dramma interiore e trasferirlo in creazione artistica. Ed è anche lo stesso Coppola che, nella sequenza della rievocazione dell'incidente, allude con coraggio alla morte di uno dei suoi figli, Gian-Carlo. Non male la scena in cui, in sogno, lo scrittore mette in bocca al personaggio che ha di fronte le proprie parole.
A.V.

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