domenica 11 dicembre 2011

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 29 TORINO FILM FESTIVAL, 25/11-3/4/2011. ATTACK THE BLOCK

UK/Francia 2011. In sala dal 17/2/2012.

Ha divertito ed in alcuni casi entusiasmato il pubblico del festival questo Attack the Block, presentato in concorso (vincendo il premio “Mouse d’ Oro”, assegnato dalla critica web) ed opera prima del londinese Joe Cornish, già noto come attore comico e sceneggiatore di “Le svventure di Tintin: Il segreto dell’unicorno diretto da Steven Spielberg. Se a ciò aggiungiamo che i produttori sono i medesimi di Shaun of the Dead (dal quale qui ritroviamo l’irresistibile Nick Frost, nei panni di un bonario spacciatore di marijuana), e che le musiche sono curate dall’adrenalico duo britannico Basement Jaxx, le premesse potevano apparire buone.
Presentato dallo stesso regista come un incrocio tra 8 Mile e Super 8, con la felice definizione di “Super 8Mile”, il film è perfetta macchina di intrattenimento, ma troppo politicamente corretta per poter piacere a tutti. L’influenza spielberghiana è fortemente presente e per chi non ama troppo il cinema buonista del regista di E.T. la pellicola può risultare troppo infantile e priva di mordente, per poterla apprezzare appieno.
Nel quartiere popolare e multietnico di Brixton, uno degli scenari delle recenti rivolte londinesi, nonché culla artistica dei Basement Jaxx e luogo in cui sono nati o cresciuti personaggi come David Bowie e Mick Jones dei Clash, la giovane infermiera Sam viene rapinata da una gang di ragazzini, capitata dal giovanissimo Moses. Tutto normale, in un posto come Brixton, se non che proprio in quel momento un meteorite si schianta sulla zona, e non è un meteorite qualsiasi: ne escono creature aliene, dalle intenzioni non esattamente amichevoli, che in breve invadono il quartiere. Ha inizio dunque la lotta del gruppetto, che si asserraglia in un edificio dando il via a una vera e propria battaglia contro gli esseri venuti dallo spazio, trovando in Sam un’alleata dapprima riluttante, dopodichè agguerrita verso i mostriciattoli ed affettuosa nei confronti di questi teppisti dal cuore d’oro.
Il film nel complesso funziona: ritmo serrato, musiche azzeccatissime, bravi e spontanei i giovani attori esordienti, una regia assai abile ed una fotografia degna di nota, ad opera di Thomas Townend. Realizzato con un budget di circa 13 milioni di dollari, alto ma non troppo considerando che si tratta di un potenziale blockbuster, Attack the Block trova uno dei suoi principali punti di forza nella caratterizzazione degli alieni: palle di pelo che ricordano vagamente i Critters, più “neri del nero” (come lo stesso Cornish ha definito il proprio gatto, fonte di ispirazione per le creature), con occhi e denti aguzzi ad effetto uv, rotolano velocissimi e senza tregua, cattivi e voraci, regalandoci l’unica scena splatter (ma non troppo) del film, ossia il sanguinolento attacco al cattivo di turno.
Ottima la caratterizzazione linguistica dei personaggi, con uno slang reale e per noi praticamente incomprensibile: il regista è cresciuto proprio da quelle parti e per preparare al meglio la sceneggiatura è tornato in quei luoghi, per coglierne non solo la forma di comunicazione ma anche le tensioni e le problematiche sociali che li caratterizzano. La gang di ragazzini è formata da personaggi ascrivibili alla cerchia dei “buoni”, bulletti dall’animo tenero, che dichiarano a Sam di essere stati forse più spaventati di lei, durante l’aggressione.
Qui si arriva ai principali limiti del film: fermo restando che è un prodotto diretto principalmente ad un pubblico giovane, si pecca di eccessivo buonismo e di scarso senso della realtà: le baby gang non sono esattamente esempi di buoni samaritani, ed in una situazione reale Sam sarebbe probabilmente morta sgozzata dopo 5 minuti. Invece, tutti lottano insieme, ed i ragazzini non sono poi così imbruttiti da ciò che li circonda, poiché ancora sensibili, generosi, teneroni che giocano a fare i duri. Cio è poco credibile, e risulta piuttosto nauseante agli occhi di uno spettatore più smaliziato. A ciò si aggiunge la presenza di due bimbi, anche loro tutti intenti a fare i bulletti, che ci versano addosso un ulteriore cucchiaio di melassa del quale non sentivamo assolutamente il bisogno.
Un film che sicuramente avrà successo al botteghino, già osannato da molta critica ma che non può convincere fino in fondo, in quanto ben realizzato ma troppo ruffiano e melenso per risultare sincero. Avrebbe potuto azzannare sul serio, limitandosi invece a qualche innocuo morsetto qua e là, senza lasciare alcun segno.
Chiara Pani

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