domenica 1 aprile 2012

The freak show. SHOCKING DARK



"Il patriottismo è la virtù dei perversi", diceva Oscar Wilde. Può darsi, ma dopo dozzine di film stranieri, mi sembra giusto spendere un paio di parole sui misfatti di casa nostra, anche perché proprio in Italia nacque, visse e morì un peso massimo del cinema "de genere", le cui pellicole sono oggetto di malsano culto presso i video-freak di mezzo mondo. Un uomo che non ha bisogno di presentazioni: signore e signori, Bruno Mattei! Al pari di tanti altri suoi colleghi, il nostro ha la sua cifra stilistica (quantomeno in riferimento ai generi che frequentò dalla fine degli anni '70 in avanti) nel fotocopiare spudoratamente film stranieri di successo, perlopiù a stelle e strisce, riproponendone versioni tarocche come il peggior venditore ambulante. Ciò che veramente colpisce del modus matteiano però (e che lo differenzia da gente come il compianto Joe D'Amato\Aristide Massaccesi) è la quasi assoluta assenza di rielaborazione e\o modifica dei materiali originali: gli unici picchi di originalità rispetto ad una data pellicola erano in genere elementi rubati ad un ulteriore film, spesso usati come plot secondario all'intreccio principale.
Shocking Dark (uscito in Italia come Terminator 2 nel 1990 per gabbare i più ingenui) è un perfetto esemplare di questo fenomeno di ibridazione: la trama è pesantemente ricalcata su quella di Aliens, al punto che intere sequenze, battute comprese, sono importate verbatim dal film di Cameron. Quando poi si tratta di "sorprendere" lo spettatore con un qualche twist, ecco entrare in scena una spia cyborg (elemento invero non estraneo alla saga degli xenomorfi) che rifà il verso a Terminator e per tutto il terzo atto accentra su di sé l'attenzione, relegando in secondo piano i mutanti a buon mercato creati dai fratelli Paolocci (massimi esperti nostrani di effetti speciali caserecci). Ora, detta così la pellicola sembrerebbe il sogno bagnato di qualsiasi teorico piparolo ed intrippato col post-moderno (quelli che osannano roba tipo Scream 3 o Death Proof perché sono film che parlano di film), ma dubito che la maggior parte di questi radical chic da videoteca digerirebbe con piacere la realizzazione ultra-economica o i dialoghi trapana-gengive con cui lo sceneggiatore Claudio Fragasso (altro nome "cult" per certuni) ha infarcito il pastone. Di suo, Mattei probabilmente non guardava i film da clonare o, se lo faceva, non prestava particolarmente attenzione: la sua regia mira al minimo indispensabile, con scene che spesso si riducono a totali statici con conseguente zoom sui primi piani. Minimo sforzo, minimo risultato. Ai più tenaci, consiglio vivamente di recuperarlo in inglese per poter gustare gli strafalcioni degli attori che cercano di sembrare 'meregani.
Emiliano Ranzani
Immagine da cooltarget.blogspot.com

Nessun commento: