Spagna/Francia 2012. Di Pablo Berger.
Carmen
è una bambina figlia del famoso torero Antonio Villalta che, rimasto
vedovo, si risposa con Encarna, donna calcolatrice, tra i personaggi
più cattivi forse mai apparsi sul grande schermo (incarnata da
Maribel Verdú, vista al festival
anche in Fin). La piccola, alla morte della nonna, va ad
abitare nella magione della coppia, per essere relegata a sguattera
da Encarna e scoprire che la donna tiene Antonio segregato in una
stanza, in attesa di farlo fuori per diventare ricca vedova senza
rimpianti, mentre si intrattiene con un amante graduato. Scampata al
tentativo di uccidere pure lei e persa la memoria, Carmen viene
raccolta da una compagnia di nani girovaghi toreador. Con loro
riprenderà l'arte della tauromachia, e diventata una prestigiosa
torera, incontrerà il suo destino nell'arena insieme alla
matrigna.
Dopo
The Artist, un altro film muto contemporaneo, che infatti il
regista e sceneggiatore è riuscito a “montare” solo dopo il
successo del film francese. L'impressione è che chi non aveva amato
quello non amerà neppure questo, e viceversa. Berger (e il suo
montatore Franco) mostrano un'assoluta sicurezza nel narrare questa
storia per immagini. Le inquadrature e la loro ricchezza sono da
cinema moderno, la morbidità generale no. Il ritmo è elevato anche
se il tono è spesso un poco troppo bamboleggiante, tra un sorrisone
e l'altro della bella Carmen. Anche
qui abbiamo un personaggio di animale simpatico, un gallo, che pur
non facendo una bella fine sa di componente “alla” The Artist.
E'
una vicenda ambientata nel passato, ma non sembra esattamente un
omaggio ad un'epoca cinematografica, a meno che non basti, per
definire il film così, la scelta di girarlo muto. O almeno, non lo è
direttamente. Più che altro questa pare un modo, attualmente e
probabilmente in modo effimero quasi di moda, di raccontare una
storia, con le immagini a far da padrone. Può darsi che a qualcuno
in più venga in mente che c'è una fetta di storia del cinema fatta
“così”, di cui è possibile vedere i film anche ora senza
patemi. Definirlo
“bellissimo” o “capolavoro” (parola che ormai non si nega più
a nulla), come è stato fatto, pare facile, definirlo “inutile”,
dall'altra parte, altrettanto. Piacevole, lo è di certo. Ecco,
magari l'inquadratura col padre che vigila dal cielo poteva essere
risparmiata; la chiusura, invece, non è scontata.
A.V.
Il trailer: http://www.youtube.com/watch?v=Z8QPtjNIb6A
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