domenica 9 dicembre 2012

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 30 TORINO FILM FESTIVAL. NO


Cile/USA/Messico 2012. In uscita prossimamente per Bolero Film.
Cile, 1988. A causa delle pressioni internazionali, il regime di Pinochet indice un referendum per essere confermato o meno e concede una parte degli spazi di propaganda al “no”. Un giovane pubblicitario, René Saavedra (Garcia Bernal), accetta di seguire la campagna antiregime che, è storia, contribuirà alla destituzione del generale.
Dopo un dittico folgorante e sempre più direzionato verso un nero pece, Larraín cambia registro, pur restando ancorato geo-cronologicamente a quella nazione entro un dato periodo storico e si conferma regista prezioso e attento. No è un film di docufiction che sorprende anche come impostazione visiva, girato in una “bassa definizione” affinché ci sia continuità tra i veri spot mostrati e le immagini di finzione, con una luce che talora inonda la macchina, zoom, in un 4:3 che a volte sembra una vhs pan&scannata.
Saavedra capisce, grazie alla sua formazione professionale, che la libertà dev'essere venduta sotto una confezione attraente, come fosse un prodotto di altro tipo. E questo è difficile da far capire agli oppositori al regime, che comprensibilmente vorrebbero approfittare della boccata d'aria concessa per non tacere più sulla mole di violenza e morte che gli anni di Pinochet hanno costituito. “E' brutto”, “Non si vende”, “E' una lagna”, sono tra i commenti di Saavedra di fronte a spot esteticamente sgradevoli, troppo seri (che ricordano le nostre vecchie Pubblicità Progresso) ed a registrazioni di discorsi civili. Il film fa entrare in questi meccanismi di persuasione e consenso su un tema rovente. Agghiaccianti alcuni spot del “sì”: il marxista che resta tale anche “in abito di seta”, i bambini cileni più sani e forti. Ne vediamo alcuni che parodizzano trovate e messinscena di quelli del “no” oppure che li smontano, disonestamente, svelando il loro ovvio essere degli spot (es.: il tal personaggio di donna povera è interpretato da un'attrice). Ma il “no”, oltre ad azzeccare una campagna più accattivante, con una canzone dal ritornello pervasivo (che si ricorda dopo la visione: cercate su youtube), si appella a principi generici e positivi, quindi difficili da combattere. C'è anche un accenno al merchandising delle due fazioni (che chiamata alle urne sarebbe se no?).
Il regime sarebbe ben lieto di mettere le mani addosso ai sostenitori del “no”, come sapeva fare, ma si limita a minacce e dispersioni di cortei. E alla fine gioca pulito, ammettendo la sconfitta. In questo modo anche il cinema di Larrain finalmente giunge a toccare l'alba di un paese meno oscuro. E il risultato è un film tutto sommato fresco, in cui si respira speranza.
Rispetto allo scenario di Tony Manero e Post Mortem, qui sembra di essere in un paradiso, ma Larrain è sempre impareggiabile nel mettere in scena la pratica della paura istituzionale e il senso di incertezza verso il presente ed il futuro (si veda, ad esempio, il panico prima dei risultati). Un film stimolante per il cervello, molto interessante e, novità per Larrain, in cui qualche volta si ride; realistico, quotidiano, persino intimo qualche volta, nella messinscena dei rapporti tra i personaggi, del loro relazionarsi e comunicare. La ricostruzione e le facce sono credibili. Larraín indugia e integra bene gli autentici spot dell'epoca, a cui film deve, ovviamente, parte della sua riuscita e di cui mostra ricostruite riprese e backstage.
Una delle poche riserve riguarda la scelta dell'attore protagonista: Bernal è un uomo di bell'aspetto che non si può dire sfiguri, ma sembra perlopiù un bambolotto che si guardi attorno, e non è solo colpa sua. Sembra un po' una testa d'ariete per dare più appiglio internazionale al film. Meglio l'attore feticcio del regista, Alfredo Castro, sempre bravo nel suo understatement, nei panni del mellifluo capo dell'agenzia pubblicitaria, uomo vicino al regime che accetta, ad un certo punto, di seguire la campagna del “sì” e che ha un rapporto indefinibile col suo dipendente: cerca di lisciarlo, poi lo minaccia, subito dopo conduce un “briefing” insieme a lui... Abbastanza inutili le immagini dal set, sui titoli di coda, con la troupe che chiacchiera, scherza e sbuccia arance.
A.V.
Il trailer: http://www.youtube.com/watch?v=L43ZTdVozLQ

Nessun commento: