domenica 16 giugno 2013

The freak show. DR.ALIEN

Su dvd Cult Video (regione 1).

Oltre alle palle, oggi ho deciso di rompere pure lo schema e quindi vi parlo di Dr. Alien, che (sorpresa!) non è un film dell'orrore e pure come film di fantascienza è volutamente una farsa. Diretto dal maestro dei thriller STV un pò culattoni David DeCoteau, il filmozzo è una commediola leggera (talmente lieve che manco fa ridere) su un liceale sfigatello che finisce col fare da cavia ad una scienziata aliena per il suo siero della virilità. La trama sarebbe perfetta per un pornazzo d'altri tempi, il problema è che Dr. Alien NON è un porno, anche se fa dell'erotismo soft-core (più "soft" che "core") la sua ragion d'essere: il film è perciò infarcito di tette, ma, per essere fioriero di ipsazioni, richiederebbe un pubblico di tredicenni dell'era pre-Internet (d'altronde stiamo parlando del 1989). Visto al giorno d'oggi, provoca solo tenerezza. Nel cast fanno capolino (in una sequenza onirica) sia la pornostar Ginger Lynn che la mitica scream queen Linnea Quigley, mentre la sceneggiatura è firmata da Kenneth J. Hall, il tizio che creò i pupazzi di Hobgoblins. Da antologia il momento videoclipparo in cui il protagonista, trasfigurato dagli esperimenti in un rocker gocciolante testosterone, si lancia a cantare un pezzaccio intitolato Killer Machine davanti ad una platea di giovani permanentati: un'immagine che da sola cristallizza gli anni '80.
Emiliano Ranzani

The freak show. IL VENTO

aka Edge of Terror. Su dvd Image (regione 1).

Ah, Nico Mastorakis! Per i più, un ellenico carneade. Per noialtri malati di cine-macelleria, invece, un nome conosciuto per aver diretto il truce Destination-Il leggero fruscio della follia (Island of Death, 1977), film memorabile più per essere un raro esempio di exploitation greca che per meriti effettivi. Ad ogni modo, nel 1988, dopo aver lavorato per un decennio in altri generi (inclusa la fantascienza), il nostro torna al cinema "de paura" con Il vento, un moscissimo thriller girato in eccessiva economia. Protagonista della vicenda è una scrittrice americana (Meg Foster, in seguito vista in Essi vivono e recentemente in Lords of Salem) ritiratasi su un'isola greca mezza disabitata per lavorare al suo ultimo romanzo. Oltre al forte vento tipico della zona, il soggiorno è complicato da uno psicopatico che una notte decide di giocare con lei al gatto col topo. La sinossi sembrerebbe perfetta per una pellicola claustrofobica e compatta, ma Il vento è invece di una noia mortale, scevro della benché minima tensione, lento, sconclusionato e pure carente di efferatezze. Per la maggior parte del tempo, ci si ciucca la protagonista che parla da sola oppure che corre lungo la stessa viuzza buia e soffocata dai fumogeni. Qualcuno ha avuto l'ardire di paragonarlo al Dario Argento dei tempi d'oro, ma probabilmente l'ha fatto prima di farsi internare: l'unica cosa riuscita di tutta la produzione è la locandina. Se siete dei veri duri contropallati, dovete assolutamente recuperare la VHS italiana (edizione Eagle Home Video) per godervi uno dei doppiaggi più sciatti mai realizzati. 
E.R.

The freak show. DEATH MACHINE

Su dvd 01.

Prima di dirigere roba come Blade e The League of Extraordinary Gentlemen, Stephen Norrington si occupava di effetti speciali su film come Hardware di Richard Stanley. L'esperienza deve essergli piaciuta, visto che il suo esordio dietro la macchina da presa (in anno domini 1994) è un film su un robot assassino e nel cui cast appare pure uno dei protagonisti del succitato cult movie (il compianto caratterista William Hootkins). Entrambi i film, tra l'altro, non nascondono le fonti da cui attingono, ma, laddove Hardware era una visionaria, personale e folle rivisitazione di tanto cinema (e non) di fantascienza e dell'orrore, Death Machine è l'altra faccia della medaglia: un modesto b-movie partorito con gusto prettamente fanzinaro. La storia, come in Dimensione terrore popolata da personaggi con nomi tipo Scott Ridley e John Carpenter, ruota attorno attorno ad una scienziata e ad un gruppo di attivisti intrappolati nel quartier generale di un società di robotica, dove il mad doctor Jack Dante (il sempre sopra le righe Brad Dourif) ha sguinzagliato un mostro cibernetico che risponde al nome di WarBeast. E non aggiungo altro.
Dopo una prima parte lentuccia (nonostante l'istrionico villain), il film decolla con il secondo atto per poi perdersi a metà strada e divenire un fumettone scemotto a tutto tondo, con uno dei protagonisti che si fa trasformare in cyborg per affrontare il bestione metallico. Norrington non dirige male e qua e là ci infila pure qualche momentino truculento, ma a farla da padrone sono gli effetti speciali robotici, forse l'unico aspetto su cui (tanto per chiudere il cerchio) Death Machine può considerarsi superiore ad Hardware. I veri maniaci possono dilettarsi nel cercare di collezionare tutte e quattro le differenti versioni (incluso un director's cut di 111 minuti) con cui la pellicola è apparsa in giro per il globo. Gli altri, provino a dargli un'occhiata almeno in videocassetta…come? Non possedete un videoregistratore VHS? E allora che cacchio ci fate su 'sto blog? Smacchiate i giaguari?
E.R.

The freak show. CREEPOZOIDS

Usa 1987. Su dvd Full Moon (regione 1).

Nel 1987, la Terra del 1998 è stata devastata (ardiaje) dalla Guerra Nucleare. Un quartetto di soldati disertori, due uomini e due donne (tra cui la scream queen Linnea Quigley) trova rifugio nell'ennesimo laboratorio abbandonato dove, indovinate un pò? Sì, ci sta un mostro mutante che mangia i cristiani (Ma anche negri, ebrei, italiani o messicani - tanto per citare l'immortale Sergente Hartman).
Girato in un magazzino (e si vede) in quindici giorni (idem) da quel curioso personaggio che è David DeCoteau (uno che negli anni ha sfornato gli pseudo-horror più gay mai esisti, roba che in confronto la saga di Twilight è omofoba), Creepozoids è il classico menù del fast-food home video vecchia maniera: ambienti bui, tanta bava e le tette della Quigley, la cui presenza giustifica sempre (se non proprio impone) la visione. Considerando che il film dura solo 72 minuti, non è nemmeno un grosso sacrificio (specie se è venerdì sera e volete solo sprofondare sul divano). A parte l'appetitosa co-protagonista, forse l'unica cosa veramente intrigante del film è il titolo, talmente bislacco da essere citato pure da Stephen King ne La metà oscura. Il finale aperto lascia spazio per un seguito che non fu mai realizzato nonostante il successo sul mercato delle videocassette (erano altri tempi). In compenso, nel 1997 ne fu girato un remake intitolato Hybrid.
E.R.

The freak show. EVIL BREED

Su dvd Lions Gate (regione 1).

Un gruppo di liceali americani (alcuni dei quali abbastanza vecchi da essere fuoricorso pure all'università) in gita in Irlanda durante il periodo di Halloween diviene preda di mutanti cannibali discendenti dal leggendario clan di Sawney Bean.
La storia dietro questo film è decisamente più interessante del film stesso: annunciato nel 2002 con il titolo di Samhain (l'antica festività druidica poi divenuta Ognissanti), la pellicola prometteva di essere un festival del sangue a secchiate e della nudità gratuita, forte della presenza nel cast di tre star del cinema a luci rosse (Chasey Lain, Jenna Jameson e Ginger Lynn Allen). Dopo una travagliata fase di riprese, il film si ritrovò bloccato nel limbo della post-produzione, con il produttore Willam R. Mariani (reo, si dice, di aver messo su il film per riciclare fondi neri della mala) incapace di finire di pagare la troupe ed il regista Christian Viel trascinato in tribunale per aver cercato di obbligarlo ad onorare i suoi debiti. In quello stesso periodo, "qualcuno" (verosimilmente Viel stesso) ne mise in vendita su Internet la copia-lavoro priva di colonna sonora e mancante di alcune scene, finale incluso, ancora da girarsi. La vendita di questa versione pirata fu sospesa quando il film venne acquistato dalla Oasis International, evento a cui fecero seguito un nuovo montaggio e le frettolose riprese del finale (diverso da quello originariamente pensato e diretto da un altro regista) per chiudere il progetto e finalmente distribuirlo straight-to-video come Evil Breed: The Legend of Samhain. Tanto casino per un mediocre e derivativo slasher movie come se ne realizzano a mazzi oltreoceano (questo in particolare è canadese, ma cambia niente). Anche nella sua forma clandestina, Samhain è un banale mix di Halloween e Le colline hanno gli occhi, popolato da stereotipi precotti, "impreziosito" da un paio di dialoghi prelevati verbatim da Scream e totalmente privo di suspense. Le scene splatter, nonostante gli anatomicamente perfetti trucchi di Adrien Morot, risultano spesso e volentieri ridicole anche a causa dello humour (molto cazzone e tipicamente yankee) che vi serpeggia.
L'edizione ufficiale (più contenuta), per quanto dotata di un ritmo più spedito, è piena di buchi e conti che non tornano, mentre il nuovo finale rende il tutto ancora più inverosimile. Forse il suo unico merito è quello di essere stato concepito e girato in epoca precedente all'ondata di remake e torture porn iper-truculenti: se ai tempi l'avessero distribuito in versione integrale, forse avrebbe potuto divenire un piccolo cult (d'altronde, se è cult Non entrate in quella casa c'è speranza per tutti). Così com'è, invece, resta una goccia nel mare. 
E.R.

The freak show. HEMOGLOBIN-CREATURE DELL'INFERNO

Canada/Usa 1997. Su dvd Eagle.

Il terzo (e al momento ultimo) adattamento del racconto La paura in agguato batte bandiera americano-canadese e annovera tra i suoi sceneggiatori il duo Dan O' Bannon e Ronald Shusett, già responsabili di Alien e Atto di forza (O' Bannon fu anche regista de Il ritorno dei morti viventi e di un altro adattamento lovecraftiano, The Resurrected, basato su Il caso di Charles Dexter Ward): ma anche 'stavolta, chi si aspetta un capolavoro rimarrà deluso. A ben vedere, già la presenza nel cast del povero Rutger Hauer, a metà anni '90 ormai presenza fissa in tristi b-movies, dovrebbe fungere da spia di allarme. Che poi, per carità, dei tre film tratti da The Lurking Fear, Bleeders (questo il titolo per gli Usa) è il migliore, sicuramente il più compìto a livello cinematografico, anche se la fattura rimane comunque da film per la televisione.
Nel prologo veniamo a conoscenza di un'incestuosa famiglia olandese, i Van Daam, costretta a fuggire in America in seguito ad un editto regale che proibiva i matrimoni tra consanguinei. Flash-forward di qualche secolo ed ecco che in scena entra l'orfano John Strauss il quale, assieme alla moglie Kathleen, giunge sull'isola che gli ha dato i natali per cercare i suoi consanguinei con la speranza di trovare una cura per il misterioso male che lo affligge. Contemporaneamente, in seguito a scavi nel vecchio cimitero, la gente del posto inizia a sparire.

Come già detto, il film è qualitativamente due spanne sopra i due adattamenti precedenti, forte com'è di un budget sicuramente più dignitoso, ma non è esente da difetti. Il regista Peter Svatek, mestierante televisivo, gira col pilota automatico e proprio non gli riesce di creare tensione: non fosse per la colonna sonora (ripetitiva ma funzionale) e la fotografia di Barry Gravelle (che in seguito firmerà robaccia tipo Ice Spiders di Tibor Takacs), la pellicola sarebbe completamente priva di atmosfera. I feroci nani deformi dell'esperto SFX man Adrien Morot (che tornerà sul tema dei mutanti incestuosi nel 2003 con Evil Breed: The Legend of Samhain), per quanto spiritualmente vicini alle creature descritte da Lovecraft, non funzionano come dovrebbero e la quasi totale assenza di sangue non aiuta. Similmente al precedente film targato Full Moon, anche in questo adattamento il protagonista scopre di essere imparentato con i necrofagi sotterranei: per quanto il tema della parentela mostruosa sia ricorrente nei racconti di Lovecraft, La paura in agguato ne è esente. Pazienza.
E.R.

The freak show. LURKING FEAR

Su dvd Full Moon (Usa, regione 0); su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=XRctG-YLfTg

Il secondo adattamento (AD 1994) del racconto La Paura in Agguato di H.P. Lovecraft porta nientemeno che il marchio Full Moon. Ma visto che dietro la macchina da presa non ci sono Stuart Gordon o Brian Yuzna è bene frenare l'entusiasmo. Il protagonista questa volta è un ex galeotto in cerca del malloppo di una rapina, cucito dentro un cadavere a sua volta interrato nel cimitero di una cittadina di campagna. Sulle tracce del denaro c'è anche una banda di criminali, ma il vero problema è il branco di creature che vive nel suddetto cimitero.
Il plot ha ben poco a che fare con il racconto di Lovecraft e i collegamenti con lo stesso sono piuttosto esili (il nome del casato, i Martense, regredito a mostri e poco altro), però la sceneggiatura del regista C. Courtney Joyner (già autore dello script di Prison di Renny Harlin) ha delle premesse intriganti: purtroppo, come spesso accade, è la realizzazione in economia che ammazza tutto. La prima vittima è sicuramente la credibilità degli ambienti, ridotti in larga parte ad un paesino in Romania (con tanto di chiesa ortodossa) che dovrebbe passare per cittadina americana. A seguire c'è l'aspetto prettamente visivo, soffocato dalla necessità di girare meno pellicola possibile e così via fino ad arrivare ai mostruosi antagonisti (frutto del lavoro di Wayne Toth, ora collaboratore fisso di Rob Zombie), il cui make-up, nonostante il design accattivante, avrebbe beneficiato di qualche soldo in più. Nel cast vale la pena di sottolineare la presenza del sempre efficace caratterista Vincent Schiavelli e di Jeffrey Combs (l'Herbert West di Reanimator), a cui i produttori hanno appioppato l'onere di dover fare una strizzatina d'occhio al suo ruolo più famoso.

Uscito solo in home-video per il mercato USA, del film circola anche una versione diluita come parte di un'antologia (sempre marchiata Full Moon) dal titolo Tomb of Terror
E.R.

The freak show. DARK HERITAGE

Usa 1989. Con Mark LaCour. Su dvd Digital Video Dreams (UK); su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=JvzyC2mjCNw

The Lurking Fear (La paura in agguato in italiano) è un racconto pubblicato a puntate nel 1921 dal grande H.P. Lovecraft sulla rivista letteraria "Home Brew": come diversi altri scritti del Solitario di Providence, anch'esso ha beneficiato (diciamo così) non di una ma bensì di tre trasposizioni cinematografiche.
Dark Heritage (altrimenti conosciuto come Dark Heritage: The Final Descendant) è il primo adattamento in senso cronologico ed è anche il più oscuro: trattasi infatti di una pellicola a metà tra l'amatoriale e l'indipendente, girato in 16mm da tal David McCormick (che in futuro, salvo omonimie, monterà film d'animazione come Wallace & Gromit: la maledizione del coniglio mannaro). Spostando la vicenda dai Monti Catskill del prototipo ai boschi della Louisiana (questo passa il convento), la vicenda vede un giornalista indagare su alcuni sanguinosi omicidi compiuti durante le notti di tempesta e sul mistero che circonda una magione disabitata. Sulla carta, il film potrebbe essere uno dei migliori adattamenti di Lovecraft mai fatti, soprattutto per come ripropone e rielabora la scaletta degli eventi ed alcuni momenti chiave del racconto originale, ma purtroppo le buone intenzioni si arenano di fronte alla povertà di mezzi: le locations, al di fuori di alcuni uffici, sono spoglie e scarne, la fotografia è poco più che dilettantesca, il sonoro abbastanza terrificante e gli effetti speciali sembrano provenire da una tabaccheria durante il periodo di carnevale. Considerando il livello della produzione, è inutile infierire sui poveri attori, mentre invece lascia quantomeno perplessi la sequenza dell'incubo in bianco e nero ('na roba modello Twin Peaks dei poverissimi). Detto ciò, a qualunque ammiratore di Lovecraft non può passare inosservato il rispetto che McCormick e soci portano per il racconto originale, cosa che non si può dire degli adattamenti successivi. 
E.R.