domenica 8 dicembre 2013

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 31 TORINO FILM FESTIVAL. THE STONE ROSES: MADE OF STONE

UK 2013. Di Shane Meadows.

Gli Stone Roses, band di Manchester esplosa a fine anni '80 e scioltasi per vari problemi a metà anni '90 poco dopo un secondo album, annunciano ufficialmente una reunion. Meadows, loro fan, segue conferenza stampa, prove, nuovi concerti, in progressione verso le date annunciate a Manchester, facendoci intanto ripercorrere un po' della loro storia.
Non serve assolutamente essere un fan degli Stone Roses (magari non essere tipi “O brutalcore o niente” sì) per godersi questo nuovo film di Meadows, i cui lavori sono sempre presenti al festival da quando la Martini è vicedirettrice. Tra le visioni più contagiose e all'altezza delle aspettative di quest'edizione, è un documentario non convenzionale, diretto da quello che è dichiaratamente un fan e unisce una passione evidente con il fare del cinema. Meadows si mette in scena, spiega il suo coinvolgimento nel progetto e ad un certo momento, nell'incertezza sul futuro di band e documentario, fa il punto in progress. Giustamente, mette la musica spesso in primo piano (sebbene il numero finale dei brani sia limitato) e fino all'ultimo. L'intro notevole è ripreso nei potenti, sia dal punto di vista musicale che visivo, ultimi minuti in cui le riprese dell'esecuzione di un brano del concertone di Heaton Park nella loro città natale, con lunga parte strumentale finale, sono punteggiate di immagini degli spettatori, ralenti, fans esaltati, pubblico che entra a porte aperte. A quel punto, parla la musica, non c'è bisogno di altre parole.
Prima vediamo, con scelta azzeccata, le prove in studio, tra i segmenti del film fotografati in un bianco e nero curato. Per la band, che abbiamo visto dichiarare essersi ritrovata prima di tutto sul piano umano, le cose sembrano tornare a girare bene, i musicisti sembrano sereni e pimpanti e il frontman Ian Brown canta con professionale tranquillità (mentre i fans si esaltano e sudano). Poi, con musica tenue, c'è l'amarezza del post-concerto di Amsterdam, chiuso male dal batterista che se ne va e che mette la band in bilico: intelligentemente Meadows ne approfitta per completare il discorso su problemi e separazione nei 90s degli Stone Roses. “Nessuno ci ha dato dei calci in culo”, dicono di loro riguardo quel periodo, definendosi in pratica ragazzini con troppi soldi: e in un'intervista d'epoca proposta più indietro danno un'immagine di noncurante baldanza giovanile, mettendo in difficoltà i giornalisti con risposte monosillabiche e mostrandosi pieni di sé.
Divertente e dà perfettamente il senso di cosa possa essere la musica nella vita di ognuno, la parte dedicata alla distribuzione dei biglietti per il primo concerto della reunion, a posti limitati, annunciato da radio e social newtork. C'è un senso positivo di speranza, attesa e dedizione nella gente che si dichiara alla mdp: chi ha lasciato di corsa il lavoro e si è messo in coda coi vestiti sporchi, chi dice di aver raccontato balle al capo. Poi, la delusione di chi non ce l'ha fatta e l'entusiasmo (“Il miglior concerto della mia vita”, “Fanculo gli Oasis”) di chi esce dall'evento. “Nella vita le cose belle qualche volta succedono”, dice un fan. La musica ci accompagna nella vita e ci fa star bene. E, tenendosi più bassi, ad un festival fa piacere una visione musicale energetica così.
A.V.

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