lunedì 8 dicembre 2014

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 32 TFF. FOR SOME INEXPLICABLE REASON

Tit.or.: VAN valami furcsa és megmagyarázhatatlan. Ungheria 2014. Con Áron Ferenczik.

Áron vive a Budapest ed è, come recita il pressbook del film, “an average 29 years old weirdo”. Appena lasciato dalla ragazza (di cui ricerca i capelli negli scarichi del bagno), è laureato, ma della laurea fa poco. I genitori lo mantengono e il fratello è del tutto sistemato, al contrario di lui. Più testa fra le nuvole che concreto, veste al limite del trasandato, ha pseudo-traumi infantili (che in un senso o nell'altro avranno uno sbocco) ed è in cerca, con molta poca convinzione e giusto perché così si deve fare, di lavoro. L'incertezza personale si salda con pressioni esterne e con la ben nota crisi economica. In seguito a una notte di alcool, scopre di aver prenotato un (costoso) viaggio a Lisbona, che farà. Lì troverà donna & impiego, ma la prenderà come una tappa, come se sentisse che non è quello il suo posto nel mondo, come fosse troppo presto per fermarsi, mettere un punto.
Primo lungometraggio per Gábor Reisz (anche sceneggiatore e direttore della fotografia), suo lavoro di diploma alla University of Theatre and Film Art di Budapest e buon successo in patria, For Some Inexplicable Reason è un film che facendo dell'alta critica e senza sminuirlo si può giudicare molto carino, che fotografa bene e con humour una realtà non solo psicologica, ma anche socioeconomica, di crisi, tale che si sarebbe portati qualunquisticamente a pensare che tutto il mondo è paese. Áron è in una età di mezzo ed è in mezzo a discorsi pessimisti, aspettative di adulti e del mondo adulto, nel quale però non sa bene come inserirsi né ne ha granché voglia, perché la sua testa è molto più disposta a inseguire fantasie, piaceri personali e il pensiero della persona amata (il montaggio in soggettiva di momenti felici vissuti assieme non sarà originale, eppure emoziona). In ogni caso, l'umore del finale è positivo. Non è difficile provare simpatia per il protagonista, ma allo stesso tempo non è sicuramente un film per tutti, almeno a livello di identificazione con esso: realizzati, inquadrati e precoci stiano alla larga.
Non tutto è a fuoco (vedi la banale autopromessa del protagonista di iniziare a scrivere il suo libro), ma c'è senso dell'umorismo, qua e là apertamente surreale. Anche gli attacchi di logorrea di Áron non sono sempre allo stesso livello: se quello alla ragazza che gli si offre sul letto, dal contenuto ficcante e altamente introverso, che demitizza il sesso come la sequenza precedente esprime uno sguardo ironicamente esterno verso la seduzione, è degno di Allen, la raffica di parole e film mentali su una vita insieme che spara di fronte alla giovane controllora Eva, ritrovata dopo averla incrociata su un bus, è più da cinema e non in senso positivo. Ancora, se le musiche à la commedia indie e i ralenti fanno parte del coté più “piacione” del film, gli originali titoli di coda però, in cui sfilano (anzi, corrono) cast e troupe, inchiodano. Un “piccolo” film che ha vinto il premio speciale della giuria e quello del pubblico al festival.
A.V.

Il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=y7DjGQOUQFI

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