lunedì 7 dicembre 2015

Festival ed eventi vari. 33 TFF. THE WAVE

Tit. or.: Bølgen. Norvegia 2015. Di Roar Uthaug. 

Il geologo Kristian -con moglie che lavora in albergo, figlio adolescente e figlia piccola- sta per trasferirsi dalla cittadina turistica in cui vive e lasciare il lavoro. Ma si accorge che una frana montana, che causerà uno tsunami, è in arrivo: la priorità diventa persuadere dell'allarme gli scettici colleghi, fuggire insieme a chi riesce a gambe levate e poi ritrovare, sperando siano ancora vivi, pezzi di famiglia.
Quando si entra in sala con aspettative medie e non se ne esce più, ma neppure meno, appagati. O per spiegarla meglio: se la domanda è come fanno un disaster-movie gli europei (secondo alcune fonti è il primo per la Norvegia), la risposta è relativamente deludente. The Wave è un blockbuster medio, un film da pubblico; il che ovviamente non è una colpa, e quando finalmente la tensione aumenta e il disastro si presenta, quando la spettacolarità inizia, tiene sulla sedia. I protagonisti sono “belli” e accattivanti, a cominciare dal papà giovanile in camicia - perlomeno ci è risparmiata la love story tra il figlio della coppia e la ragazza receptionist, che a un certo punto il film pare minacciare - , e lasciano tiepidi, anzi nella prima parte si fa un po' fatica a provare interesse per il tutto. C'è un nucleo familiare la cui ricomposizione va per le lunghe e infine si compie a prezzo di un momento di “resurrezione” che spinge al sorriso.
Ecco, forse c'è un po' più di “sporcizia” di quanto ci si potrebbe attendere da un prodotto similare degli States, e il pensiero va anche alla scena dell'uccisione di un anziano per motivi di “mors tua vita mea”. Ma nonostante l'inquietante cartello finale che sottolinea come pure nella realtà i geologi non sappiano quando aspettarsi nel paese una frana che sicuramente verrà, anche una regia tra tra il neutro e l'anonimo (ché quello che conta è che il tutto sia “ben confezionato”) non aiutano a rendere memorabile il film. E che la Norvegia l'abbia proposto come proprio candidato all'Oscar per il miglior film straniero si spera sia motivato dall'orgoglio nel promuovere un film di potabilità worldwide, più che il pensarlo come punta di diamante della loro cinematografia.
A.V.


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