giovedì 7 dicembre 2017

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 35 TORINO FILM FESTIVAL. BLUE KIDS

Italia 2017. Di Andrea Tagliaferri.

Fratello e sorella vengono esclusi dall'eredità della madre, e il padre se ne frega delle loro rimostranze (che lavorassero, piuttosto). Si decidono allora, con scarsissime remore, per un'azione estrema, punitiva, coinvolgendo come complici prima un ragazzo e dopo una giovane (Matilde Gioli), che si ritroveranno in balìa delle loro bizzose decisioni criminali.
Tagliaferri, che co-sceneggia, è da anni aiuto regista di Matteo Garrone, che con la sua Archimede produce questo esordio (insieme a RaiCinema). Esordio che per qualche aspetto ne ricorda un altro, italiano e in concorso lo scorso anno, I figli della notte: contestate (Blue Kids ha schifato alcuni, ha fatto partire dei fischi, mentre altri lo difendono sostenendo “imperfetto ma...”) opere prime di registi che sembrano voler lasciare un segno “utilizzando” per la prima volta la macchina da presa in un modo vistoso. Il film è infatti estremamente concentrato sull'aspetto visivo: Tagliaferri ama giocare tra quel che a fuoco e quel che non lo è (ad esempio nelle inquadrature in cui è fuori fuoco quel che non è in primo piano e lo sono i volti che si affacciano vicino alla camera), tra quel che è in campo e quel che lascia fuori (esempi: la cerebrale scelta di lasciare praticamente ai margini il fattaccio principale, o la sorella che si sveglia mentre di là si sta facendo l'amore). Insomma, non è che qui manchino idee di regia, anche nel solco di un certo cinema contemporaneo attento all'immagine studiata o seducente (vedi il padre al lavoro circondato dai pulcini, o l'immancabile [?] passaggio con la protagonista che canta, su un palco). Ma questo mettersi in mostra come regista, trascurando la scrittura alla lunga non si rivela vincente, producendo un risultato carente e con un che di asfittico, nonostante Tagliaferri ogni tot posi lo sguardo sugli ambienti che circondano i luoghi della vicenda, e stemperi, cercando il dolente, con le (belle) note in colonna sonora.
Di per sé si può considerare apprezzabile la scelta di una storia nera, con due protagonisti negativi, di bell'aspetto ma di fatto freddi, chiusi assassini (a margine c'è il loro modo non convenzionale di vivere la sessualità: lei è lesbica e il personaggio della cameriera Gioli viene condiviso dai due), con cui non si empatizza. Storia abbastanza essenziale (il film dura appena 75') ma resa più significativa, almeno nelle intenzioni, dallo stile. Se il fatto che i personaggi del film non abbiano un nome può suggerire un che di universale, al di là di suggestioni cronachistiche, resta che i due non risultano né rappresentativi di qualcosa come un disagio giovanile, societario, contemporaneo, e neppure ne esce un buon ritratto di due personalità: il disegno dei personaggi è vago, e non basta il pensare che sia cosa intenzionale, anche perché pure un accenno di approfondimento, come il ritornare consolatorio dalla nonna che li riporta a quand'erano bambini, resta lì, appeso. I dialoghi non sono molti, ma qualche volta deludono, andando nel didascalismo, così come non persuadono alcune svolte di sceneggiatura (la sorte della cameriera), un debole finale aperto o volendo anche una situazione che sembra di riporto come lui che si incazza con lei una volta giunti nel “rifugio”nel riporto (quando lui si arrabbia con lei..).
Lo sguardo tra l'ambizioso, il distante e l'amorale del regista va alla ricerca di un mood, ma è come se Blue Kids fosse un esperimento di cinema fatto di più componenti, non tutte malvagie, che però insieme non quagliano in un film riuscito. Tra i due protagonisti, è Agnese Claisse, rispetto a Fabrizio Falco, a bucare di più lo schermo.
A.V.

Nessun commento: