giovedì 7 dicembre 2017

Festival ed eventi vari. 35 TORINO FILM FESTIVAL, 24/11-2/12/2017. DON'T FORGET ME

Tit. or.: Al tishkechi oti. Di Ram Nehari.

Tom è una ragazza insofferente della clinica per disturbi alimentari (nutrirsi non è il suo forte) in cui è ricoverata insieme ad altre. Neil è un ragazzo con dei problemi mentali (non subito chiari e definiti, per lo spettatore), che è sicuro di essere in procinto di entrare nella band di un conoscente, dal quale si presenta con una tuba portata sulla schiena. I due ragazzi - insieme alla modella fidanzata del musicista - fanno una visita alla clinica, dove Tom attacca conoscenza, in modo spiazzante, con Neil, per poi “evadere” insieme a lui. Nella notte che trascorreranno fuori a Tel Aviv e che ha come tappa un mal riuscito ritorno dai genitori di lei, abbozzeranno una relazione e penseranno a un futuro insieme, dovendo però fare i conti col peso di ciò che sono.
Scritto e diretto da un israeliano in Israele ma co-prodotto con Francia e Germania, Don't Forget Me è il film che ha vinto l'ultima edizione del TFF ed è effettivamente tra i titoli più graditi visti tra i nuovi dallo scrivente, uno di quelli che sono andati oltre la barriera del buon film che lascia tiepidi, attraverso una marcia in più. Nehari, apprendiamo dal catalogo, ha esperienza di cortometraggi realizzati con persone dai disordini mentali e, fan di commedie romantiche eccentriche, teneva al far ridere come mezzo per fare arrivare l'umanità dei personaggi. Cui introduce con inquadrature e sequenze lunghe, che potrebbero sembrare un poco gratuite o temporeggianti ma in realtà sono utili a farci entrare nel loro mondo, in senso fisico per quanto riguarda la clinica di lei (con le meccaniche domande su salute intestinale e mestruazioni), e danzando intorno alla personalità di lui nel negozio.
A casa di lei, più avanti, troviamo due genitori che si rivelano acidi e dalla mentalità “complicata”. Chi sembra più sano, insomma – e comunica in modo meno ambiguo – , non è detto lo sia (anche ascoltando gli sproloqui dell'amico estroverso e un po' sessuomane può sorgere questo pensiero), ma il film non va a parare in questa banale direzione. I protagonisti hanno effettivamente dei problemi a vivere, fanno un passo più lungo della loro gamba, senza una base solida dentro di loro, né esperienza di vita, che li possa sorreggere. Infatti non è propriamente una commedia, perché l'amarezza è tanta, e non è propriamente una storia d'amore, sia per lo sviluppo (il sesso arriva prestissimo, ma per decisione di lei, che lo considera con distacco, una cosa che si deve fare e uno strumento) sia perché risulta soffocata e senza un happy end, come se per i due ci fosse giusto il tempo di piacersi sì, e di capirsi un po' (e per noi di capire loro) prima che la vita chiuda, almeno temporaneamente, una pagina.
Se Neil, che sembra sperduto nonostante occasionali momenti in cui cerca di sfoderare sicurezza di sé (e prima di quel che fa verso la fine), suscita tenerezza, lei ha un carattere più forte ma imprendibile: capace di essere molto acida, è franca e presuntuosa, ma il pensare di sapere come vivere (quel che le basta per nutrirsi) e il promettere di farlo come le persone “normali” non evita un fallimento penoso. Una delle scene migliori comunque è affidata a lui: quando loro due sono sul bus e lui si apre descrivendo i suoi problemi passati e le sue visioni, mettendo a disagio perché è lì che si rivela più chiaramente disturbato. Esemplificativo di un film rispettoso e onesto nei confronti di questi personaggi. Che sono interessanti, e grazie ai quali ti ritrovi tirato dentro Don't Forget Me senza quasi accorgertene, in un'oretta e mezza che sembra durare meno: perdonabile l'espediente un poco ruffiano del cantastorie per addolcire il finale.
Moon Shavit (Tom) e Nitai Gvirtz (Neil) sono stati premiati come migliore attrice (ex aequo con la Emily Beecham di Daphne) e miglior attore, appropriatamente perché sono bravissimi.
Alessio Vacchi


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